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Fu proprio alla Conferenza della Pace a Parigi che si svilupparono i primi contrasti fra l'Italia e la Cecoslovacchia. Arroccati nella difesa del patto di Londra, Orlando e Sonnino non seppero collaborare con la Francia nella soluzione dei grandi problemi della pace, in particolare nel settore danubiano-balcanico. Mentre Parigi si valse del comune timore del pericolo tedesco per fare di Praga l'elemento di punta della sua politica danubiana, agli occhi italiani la Cecoslovacchia andrà via via configurandosi come una riedizione in piccolo dell'Austria-Ungheria, senza averne le funzioni di stabilizzazione e di equilibrio. L'autore ripercorre la storia delle relazioni fra l'Italia e la Cecoslovacchia nell'immediato dopoguerra per mettere in luce come in quei pochi anni si riuscì a erodere il complesso dei legami nati dalla lotta contro l'impero asburgico e a porre in secondo piano gli interessi economici, che avrebbero suggerito di fare di Trieste il fulcro della collaborazione fra i due stati, aprendo la via all'influenza italiana nei Balcani.